Renato Guttuso il poeta del pennello
"Beato te che quando prendi la matita o il pennello in mano, scrivi sempre in versi! Chi dipinge è un poeta che non è mai costretto dalle circostanze a scrivere in prosa…Ti trovo fratello proprio in questo. Nella disperata premeditazione di fare sempre poesia, in ogni discorso, magari abbandonandolo a sé, incompiuto, caotico, neonato, là dove potrebbe livellarlo con l’integrità del testo, la prosa."
P. P. Pasolini, " Presentazione", 20 disegni di Renato Guttuso, presentati da Pier Paolo Pasolini, Editori Riuniti - La Nuova Pesa, Roma, 6 ottobre 1962.
Renato Guttuso nasce a Bagheria, in Sicilia, il 26 Dicembre 1911 (ma sua madre lo denuncia all'anagrafe il 2 Gennaio del 1912). Della sua infanzia Guttuso stesso scrive.. "tra gli acquarelli di mio padre, lo studio di Domenico Quattrociocchi, e la bottega del pittore di carri Emilio Murdolo prendeva forma la mia strada avevo sei, sette, dieci anni...". Nel 1928 partecipa alla sua prima mostra collettiva a Palermo, ma ormai da quando aveva 13 anni firma i suoi quadri dipinti su tavolette di legno delle quali utilizza le venature del legno come elemento decorativo. Dai primi quadri Renato Guttuso, fondamentalmente verista e naturalista, insegue un'esecuzione prettamente figurativa di temi ancorati al mondo contadino, rurale, popolare: temi sociali o soggetti dichiaratamente politici. Mentre frequenta il liceo a Palermo passa il tempo libero nella bottega del futurista Pippo Rizzo, sfruttando l'opportunità di allargare la sua visione della pittura, avvicinandosi al movimento futurista ed al plasticismo di "Novecento". Lo stile di Renato Guttuso si stacca dal modello pittorico paterno per approdare, già alla fine degli anni Venti, ad una forma pittorica brillante e luminosa, con tonalità aspre e contrastanti. Nel 1930 si iscrive alla facoltà di legge, che abbandona dopo il successo ottenuto alla I Quadriennale di Roma. Nel 1933 scrive, per il quotidiano palermitano "L'Ora", un entusiastico articolo su Pablo Picasso, l'artista spagnolo che sarà il principale modello stilistico e morale per tutta la sua vita. Seguendo la sua strada il pittore, nel 1937 si trasferisce a Roma, dove conosce la sua futura moglie Mimise, e stringe legami d'amicizia con gli artisti della "scuola romana". Guttuso diventa il portavoce più eloquente di una giovane generazione di artisti che avevano sviluppato una crescente avversione per la politica e le mode culturali del regime fascista già negli anni prima della guerra. I giovani artisti esprimevano sui giornali e attraversi le loro opere, le opinioni sulla libertà creativa e sull'imperativo morale del realismo. Parallelamente Guttuso illustra i suoi ideali in una serie di opere di grandi dimensioni, a partire da "Esecuzione in campagna" del 1938-39, dedicata a Federico Garcia Lorca, "Fuga dall'Etna" del 1940 e "Crocifissione" del 1941. Allontanatosi da Roma per motivi politici nel 1943, Renato Guttuso si rifugia a Quarto (Genova), ritornando nella capitale l'anno dopo per partecipare alla Resistenza. Protagonisti della mostra "L'arte contro la barbarie", organizzata da "L'Unità", espone i disegni sulle atrocità della guerra, pubblicati nell'album "Gott mit Uns - Dio è con noi", motto inciso sulle fibbie dei soldati tedeschi, del 1945. Nei febbrili anni del dopoguerra, partecipa alla discussione ideologica fra pittori figurativi ed astratti. In vari articoli su "Vie Nuove", "L'Unità" e "Rinascita", Renato Guttuso si batte a favore di un realismo descrittivo che considera popolare e accessibile alle masse e segue stilisticamente il primo periodo di Pablo Picasso, quello cosiddetto "Blu". Pur non potendo negare le affinità con il realismo socialista sovietico, Guttuso sostiene che la propria ideologia artistica scaturisce da convinzioni profondamente sentite e non imposta da alcun sistema politico. Durante gli anni Cinquanta il pittore è l’esponente principale di una corrente "realista", politicamente impegnata a fianco del P.C.I. spesso polemicamente in lotta con le tendenze "formaliste" di molta arte astratta. Gottuso, che non tradirà mai la sua personale "campagna di idee", esegue lavori che propongono realisticamente la situazione europea. Nel 1968, si reca a Parigi dove ritrae i giovani nelle prime marce di protesta in quello che diverrà nel tempo il leggendario "maggio francese". Dal 1969 vive stabilmente a Roma, nella famosa via Margutta, la strada dei pittori, con la sua compagna Marta Marzotto, la splendida contessa ex mondina e modella. E' il periodo intimo dell'artista che inizia una serie di quadri prettamente autobiografici. Spesso lo spirito polemico affiora prepotente in Guttuso raggiungendo la punta massima con la grande tela "I funerali di Togliatti" del 1972, opera manifesto dell'antifascismo. Guttuso è un pittore che nonostante appartenga ad un'epoca pieno di mutamenti, sociali e culturali, vivendoli da protagonista, non cambia il proprio stile figurativo, rimanendo sempre il pittore illuminato dalla sua terra. Negli anni della maturità, Guttuso, continua a dipingere grandi affreschi di eventi contemporanei, spesso con toni marcatamente allegorici, immagini di ispirazione autobiografica e contadina, politicamente connotate. Tra gli artisti italiani più noti all'estero, Guttuso ha ottenuto numerose mostre prestigiose, fra cui una retrospettiva al Museo Puskin di Mosca ed all'Ermitage di Leningrado. Ha insegnato pittura all'Accademia di Belle Arti di Roma ed è stato Visiting Professor alla Hochschule fur Bildende Kunste di Amburgo. Nominato senatore della Repubblica nel 1976, muore a Roma il 18 Gennaio 1987 lasciando alla sua città natale molte opere che sono raccolte nel museo di Villa Cattolica a Bagheria.
Per chi fosse interessato a quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:
fino al 2.9.2007
In pubblico - Azioni e idee degli anni '70 in Italia Villa Croce Museo d'Arte Contemporanea, Genova