sabato 25 agosto 2007

Giuseppe Santomaso, il genio veneziano



"Il mio è un tipo di reale che naturalmente viene vissuto dentro una cultura, la cultura veneziana che ha scoperto l'importanza di distruggere le forme per ricostruirle con il colore"
G. Santomaso

Giuseppe Santomaso nasce a Venezia il 26 settembre 1907 frequenta l'Accademia di Belle Arti di Venezia dal 1932 al 1934, ma si forma a contatto con l'avanguardia capesarina di Gino Rossi, Pio Semeghini e Arturo Martini. Fin dal 1928 inizia ad esporre alle collettive di Ca' Pesaro. Nel 1934 partecipa per la prima volta alla Biennale di Venezia (le altre nel '36, '48, '50, '52, '54, '56, '62, '64, '72, '86, '88), mentre l'anno seguente tiene la sua prima personale a Milano; nel 1937 inizia i suoi viaggi all'estero soggiornando dapprima in Olanda, poi a Parigi. Espone nel 1939 alla Galerie Rive Gauche di Parigi e dal 1940 partecipa a tutte le più importanti esposizioni nazionali e internazionali. Nel 1939-40 esegue decorazioni ad affresco all'Università di Padova. Nel 1942 tiene una personale alla Galleria della Spiga di Milano e illustra con ventisette disegni una raccolta di poesie di Paul Eluard (ed. Galleria Santa Radegonda, Milano). Nel 1946 partecipa al movimento Nuova Secessione Artistica Italiana, poi Fronte Nuovo delle Arti. Nel 1948 vince il Premio del Comune, nel 1950 il Premio INCOM e 1954 il Premio Internazionale per la pittura. Nel 1951 collabora alla decorazione del Palazzo Antenore a Padova e vince a Roma il Premio ESSO. Nel 1948 e 1952 riceve il Premio Nazionale di pittura "Golfo La Spezia" e il II Premio Nazionale di pittura Città di Gallarate. Nel 1953 espone alla Hannover Gallery di Londra e viene premiato alla Mostra Nazionale di Pittura dell'Università di Trieste, alla II Biennale di San Paolo del Brasile e alla I Mostra Internazionale di pittura Città di Messina. Dal 1954 al 1974 insegna pittura all'Accademia di Belle Arti di Venezia. Dal 1955 si dedica con maggiore intensità alla grafica partecipando a tutte le più significative rassegne in Italia e all'estero. È presente a Documenta di Kassel nel 1955, 1959 e 1964. Riceve, nel 1956, il Premio Graziano alla Galleria Il Naviglio di Milano, nel 1957, il premio per l'incisione all'Esposizione Internazionale della grafica di Lubiana e nel 1958, il Premio Marzotto alla Mostra Internazionale di Pittura Contemporanea di Valdagno. Partecipa sempre nel 1958 all'Expo 58 di Bruxelles, 50 ans d'Art Moderne. Nel 1959 espone, presentato da Mazzariol, a Roma alla Galleria Pogliani. Nel 1963 illustra, con quattro acqueforti a colori, La mantide atea di Giuseppe Marchiori e nel 1964 gli viene commissionato un dipinto murale per la Nuova Scuola superiore di Scienze Economico-Sociali di St. Gallen in Svizzera. Nel 1965-'66 presenta un'antologica ad Amburgo, Berlino e a Dortmund. Nel 1967 partecipa Biennale della grafica di Tokio, mentre tre anni dopo espone al teatro San Gallo in Svizzera in concomitanza con l'ultimo lavoro di Eugène Ionesco: Triumph des Todes, per il ciclo Gli artisti aiutano il teatro. Nel 1971 collabora all'Università Internazionale dell'Arte di Venezia e partecipa alla IX Esposizione Nazionale della Grafica di Lubiana. Illustra con sette litografie dei versi di Ezra Pound (Erker-Presse St. Gallen), mentre nel 1972 e nel 1975 le rime di Veronica Franco (Ed. Yves Rivière, Paris). Partecipa alla mostra Grafica Oggi della XXVI Biennale di Venezia e alla X Quadriennale di Roma. È premiato alla I Internazionale di Cracovia e alla VII Biennale della grafica di Tokio.Santomaso muore a Venezia il 23 maggio 1990.

sabato 18 agosto 2007

Michelangelo Pistoletto e l'Arte Povera


Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. La sua formazione artistica avviene all'interno dello studio del padre, pittore e restauratore, dove inizia a lavorare a 14 anni. In seguito frequenta la scuola grafica pubblicitaria diretta da Armando Testa.Nel 1955 inizia a esporre i risultati di quella ricerca sull’autoritratto che, nel corso della seconda metà degli anni Cinquanta, caratterizza la sua prima produzione pittorica. Nel 1958 riceve a Milano il Premio San Fedele. Nel 1960 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Galatea di Torino. Nello stesso anno realizza alcuni autoritratti a dimensione reale su fondi monocromi in oro, argento e rame. Nel 1961 crea la serie di opere intitolate Il presente, dipingendo la propria figura su un fondo nero reso riflettente da uno strato di vernice trasparente. Nel 1962 mette a punto la tecnica - riporto fotografico su carta velina applicata su lastra di acciaio inox lucidata a specchio - con cui realizza i suoi Quadri specchianti, che includono direttamente nell'opera la presenza dello spettatore e la dimensione reale del tempo e riaprono inoltre la prospettiva, rovesciando quella rinascimentale, chiusa dalle avanguardie del XX secolo. Con i Quadri specchianti, esposti per la prima volta nel marzo del 1963 alla Galleria Galatea, Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a partecipare alle più importanti manifestazioni artistiche dedicate alla Pop Art e al Nouveau Realisme. Già nel nel corso degli anni Sessanta tiene mostre personali presso prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti (nel 1964 alla Galleria Sonnabend di Parigi, nel 1966 al Walker Art Center di Minneapolis, nel 1967 al Palais des Beaux Arts di Bruxelles, nel 1969 al Boijmans van Beuningen Museum di Rotterdam). Nel 1967 riceve il premio della critica belga e quello della Biennale di San Paolo. I quadri specchianti costituiranno la base della successiva ricerca e produzione artistica di Pistoletto e della sua parallela e costante riflessione teorica.Nel 1964 espone alla Galleria Sperone di Torino un gruppo di opere, i Plexiglass, che costituiscono una prima trasposizione nello spazio reale della nuova dimensione aperta dai quadri specchianti e allo stesso tempo una dichiarazione di “concettualità” dell'arte.Tra il 1965 e il 1966 produce ed espone, all’interno del suo studio, un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno, realizzati nella dimensione contingente del tempo e basati sul principio delle differenze, infrangendo il dogma dell'uniformità dello stile artistico individuale. Questi lavori sono considerati basilari per la nascita dell'Arte Povera, movimento artistico teorizzato da Germano Celant nel 1967, di cui Pistoletto è animatore e protagonista. A partire dal marzo del 1967 realizza azioni fuori dai tradizionali spazi espositivi. Nel dicembre dello stesso anno annuncia con un manifesto l’apertura del suo studio. In questo contesto nasce lo Zoo, un gruppo costituito da persone, provenienti da diverse discipline artistiche, assieme alle quali Pistoletto realizza, dal 1968 al 1970, azioni concepite come collaborazioni creative. Invitato alla Biennale di Venezia del 1968 pubblica il Manifesto della collaborazione. Tra l’ottobre del 1975 e il settembre del 1976 realizza un’opera dalla dimensione temporale di un anno, suddivisa in dodici mostre consecutive, intitolato Le stanze, negli spazi della Galleria Stein di Torino. È il primo di una serie di complessi lavori sviluppati ciscuno nell’arco di un anno e denominati “continenti di tempo”, come: Anno Bianco nel 1989 e Tartaruga felice nel 1992. Nel 1976 pubblica Centro mostre nel mese di ottobre, un libretto che descrive cento idee di lavori concepiti nell’arco di un mese, molti dei quali verranno realizzati dall’artista nel corso degli anni successivi. Nel marzo del 1978 tiene alla Galleria Persano di Torino una mostra nel corso della quale presenta due fondamentali direzioni della sua ricerca e successiva produzione artistica: Divisione e moltiplicazione dello specchio e L’arte assume la religione. In questo stesso mese inizia un soggiorno di un anno a Berlino, ospite del DAAD, dove presenta una sua mostra retrospettiva alla Natiolalgalerie e in tredici luoghi pubblici della città. Nel biennio 1978-1979 presenta in diverse città degli Stati Uniti una serie di mostre personali, installazioni e azioni. In questo contesto realizza ad Atlanta la Creative Collaboration, un’ampia collaborazione creativa estesa a tutta la città in cui, assieme ad artisti con i quali aveva già precedentemente lavorato (l’attore Lionello Gennero, il musicista Enrico Rava, il compositore Morton Feldmann) e i componenti della propria famiglia, coinvolge artisti locali di diverse discipline. Nel 1979 la collaborazione artistica prosegue in diversi luoghi, in particolare a Corniglia, in Liguria, con i cui abitanti porterà poi in scena nel 1981, al Teatro Quirino di Roma, lo spettacolo Anno Uno. Nel 1981 espone presso la Galleria Salvatore Ala di New York La natività, un primo gruppo di quella produzione scultorea in poliuretano rigido che l’artista realizzerà nella prima metà degli anni Ottanta. Nel 1984 ripropone alcuni di questi lavori in marmo e grandi dimensioni alla sua personale al Forte di Belvedere a Firenze. Dal 1985 al 1989 crea un nuovo ciclo di opere, costituite da superfici e volumi in materiale anonimo, dai colori scuri e cupi, denominato Arte dello squallore. Nel 1991 è Professore di scultura all’Accademia di Belle Arti di Vienna, incarico che manterrà fino al 1999, sviluppando con i suoi allievi un programma innovativo teso ad abbattere le tradizionali barriere tra discipline artistiche. Nel 1993 inizia la fase denominata Segno Arte, basata su un’idea concepita in Cento mostre nel mese di ottobre (1976), in cui l’artista, oltre a produrre una serie di opere accomunate da una forma che costituisce il suo Segno Arte, invita altre persone, in diverse occasioni, a creare e presentare un proprio Segno Arte. Nel 1994 prende avvio Progetto Arte, con il quale Pistoletto – attraverso un manifesto programmatico, incontri pubblici, manifestazioni e mostre che coinvolgono artisti di diverse discipline e rappresentanti di ampi settori della società - pone l’arte al centro di una trasformazione socialmente responsabile. Nel 1998 viene inaugurata Cittadellarte-Fondazione Pistoletto, situata in un ex manifattura di Biella acquisita nel 1991 dall’artista, all’interno della quale le finalità espresse nel Progetto Arte sono tuttora sviluppate e realizzate. Nel 2000 si inaugura, all’interno dell’Istituto Oncologico Paoli-Calmettes Marsiglia, il Luogo di raccoglimento e di preghiera, multiconfessionale e laico, concepito e realizzato dall’artista. Nel 2002 è direttore artistico della Biennale Internazionale Arte Giovane Torino intitolata Big Social Game. Nello stesso anno riceve dalla Presidenza della Repubblica Italiana il Diploma di Benemerito della Cultura e dell’Arte. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nella stessa rassegna viene presentato Love Difference-Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea, progetto nato nell'aprile del 2002 all’interno di Cittadellarte, per il quale Pistoletto realizza un grande tavolo specchiante a forma di bacino del Mediterraneo, attorno al quale si svolgeranno molte delle future attività di Love Difference. Nel 2004 l'Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l'artista annuncia pubblicamente quella che costituisce la fase più recente del suo lavoro, denominata Terzo Paradiso, il cui simbolo è il Nuovo segno d'infinito da lui creato nel 2003. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d'arte premonitrici che contribuiscono ad una nuova comprensione del mondo”.


Per chi volesse approfondire quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:

fino al 6.1.2008
Numerica Palazzo delle Papesse - Centro Arte Contemporanea, Siena

fino al 30.12.2007
Collectors 1 - Collezione La Gaia Cesac - Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee, Caraglio

fino al 4.11.2007
Michelangelo Pistoletto MUSÉE D'ART MODERNE ET D'ART CONTEMPORAIN-NICE, Nizza

fino al 30.9.2007
Le cinque anime della scultura Cesac - Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee, Caraglio

fino al 2.9.2007
In pubblico - Azioni e idee degli anni '70 in Italia Villa Croce Museo d'Arte Contemporanea, Genova

dal 26.9.2007
MAXXI Installazioni MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma

dal 21.9.2007
Il Futuro del Futurismo GAMeC - Galleria d´Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, Bergamo

dal 7.9.2007
Ensemble ICA-Institute of Contemporary Art, Philadelphia, Filadelfia, PA

dal 1.9.2007
Franz West - Souffle, eine Massenausstellung Kunstraum Innsbruck, Innsbruck

dal 30.8.2007
Strange Reflections and the Lounge Galerie Ernst Hilger, Vienna

sabato 11 agosto 2007

Bruce Nauman, dove filosofia e arte si confondono



"C’è una certa tendenza a confondere le cose, ad assicurarsi che la gente sappia che si tratta di arte, mentre l’unica cosa da fare è esporla, lasciare che faccia da sola. Credo che la cosa più difficile sia presentare un’idea nella maniera più diretta". Bruce Nauman

Bruce Nauman nasce nel 1941 a Fort Wayne, Indiana (USA); nel 1960 studia matematica, fisica e arte all'Università del Wisconsin (Madison); nel 1964 studia arte all'Università della California. Dal 1964 al 1966 abbandona la pittura e si interessa alla scultura, alle performance e al cinema. Nel 1966 si laurea in Arte all'Università della California. Inizia a lavorare con il video alla fine degli anni Sessanta. Le sue opere – sculture, fotografie, performance, video, neon, installazioni - si caratterizzano per l’analisi delle reciproche relazioni tra corpo e spazio e della combinazione tra elementi visivi e acustici. Dal suo debutto a Los Angeles ha esposto nei più importanti musei del mondo. Ha ricevuto il Leone d’oro alla Biennale di Venezia del 1999. Nel 2004 ha ricevuto il Praemium Imperiale per la scultura. Dal 1979 vive nei pressi di Galisteo (New Mexico), dove allena cavalli tra una mostra e l’altra. Dalla metà degli anni 60 Nauman ha realizzato un vasto numero d'opere: sculture, film, ologrammi, ambienti interattivi, rilievi murali al neon, fotografie, stampe, video e performance varie. Questa poliedrica attività attesta che Nauman non ha un solo stile, ma il suo lavoro si connota in varie forme d’arte. Nella sua arte concettuale preferisce il contenuto sulla forma e spesso, usa l’ironia e il gioco di parole per rappresentare l’alienazione e le problematiche della condizione umana. Negli anni ‘60 Nauman ha ampliato il percorso del suo lavoro, introducendo e sviluppando come nuova esperienza la performance. Le prime performance, per rigore ed essenzialità, si allontanano dal pieno rauschenberghiano come dalla lievità di Fluxus. Corpo e movimento sono rappresentati in modo anonimo, poiché codice comportamentale. Tra il 1966 e il 1970 realizza numerosi film e video che tentano sempre di carpire il lato umoristico ed ironico della vita. Le azioni del periodo 1967-68 sono condotte per la registrazione su pellicola cinematografica, in assenza di pubblico, e regolate sulla necessità e durata delle riprese. Allo stesso periodo appartengono gli ologrammi, una tecnologia allora scarsamente diffusa che fissa primissimi piani e dettagli del volto automanipolato. Bruce Nauman riprende se stesso in lunghe e monotone sequenze in cui nulla accade, mentre si muove in una stanza e suona il violino; propone la banalità estenuante del quotidiano, ma destruttura la piattezza ossessiva della visione in tempo reale alterando le usuali coordinate prospettiche dello spazio. La telecamera è posta in modo da far apparire i suoi movimenti come se si svolgessero sulle pareti e sul soffitto, avanzando e indietreggiando. L’ambiguità spaziale e il senso d'instabilità si coniugano con la riflessione sul tempo, ricondotto ad un continuo, includibile presente. Quella delle azioni di Nauman è una dimensione privata dove atti solitari e autoriflessivi, accreditano importanza al senso dello spazio chiuso, del suo studio. I suoi movimenti, il rapporto del corpo con le pareti, il pavimento e il soffitto diventano relazioni con la propria dimensione esistenziale, secondo un procedimento di natura concettuale in cui il luogo fisico assume carattere mentale. Nel 1969, l’opera "Performance Corridor", segna una tappa importante per la sua arte, instaurando un nuovo rapporto tra artista e spettatore: il fruitore è coinvolto in un’esperienza d’ambiente personale e fisica. Il video e quindi la videoinstallazione aumentano le possibilità esplorative e di durata temporale, mentre accorciano drasticamente lo scarto fra autore, opera, spettatore. Grazie al "loop" l’azione può accadere in una virtuale continuità senza limiti. Considerato all'unanimità uno degli artisti più influenti dell’arte dopo Warhol, Bruce Nauman ha creato sculture, video, installazioni e performance che hanno rappresentato una continua ed efficace investigazione delle nostre condizioni fisiche, emotive e psicologiche. Con il suo lavoro Bruce Nauman ha influenzato intere generazioni d'artisti ed ha creato dei modelli di linguaggio per l’arte contemporanea.


Per chi volesse approfondire quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:

fino al 25.11.2007
Scenes and Traces - From the collection design, photography & video Stedelijk Museum Amsterdam, Amsterdam

fino al 21.11.2007
52nd International Art Exhibition Venice Biennale / Biennale di Venezia La Biennale di Venezia, Venezia

fino al 4.11.2007
Vertigo - The century of off-media art from Futurism to the web MAMbo - Galleria d´Arte Moderna di Bologna, Bologna

fino al 21.10.2007
Klio - Eine kurze Geschichte der Kunst in Euramerika nach 1945 ZKM Museum für Neue Kunst & Medienmuseum, Karlsruhe

fino al 14.10.2007
Mystic truths Auckland Art Gallery, Auckland

fino al 30.9.2007
skulptur projekte münster 07 Skulptur Projekte Münster , Münster

fino al 24.9.2007
A theatre without theatre Museu d´Art Contemporani de Barcelona - MACBA, Barcellona

fino al 24.9.2007
Organizing Chaos P.S.1 Contemporary Art Center, Long Island

fino al 23.9.2007
Longing for the garden - sculptures from storage Kröller-Müller museum, Otterlo

fino al 16.9.2007
Ver bailar. Diálogo entre la danza y las bellas artes Centro Andaluz de Arte Contemporáneo (CAAC), Siviglia

fino al 9.9.2007
Das abc der Bilder Pergamon Museum, Berlino

fino al 5.9.2007
Into Me, Out of Me MACRO Future, Roma

fino al 3.9.2007
Bruce Nauman Musée d´art contemporain de Montréal, Montreal, Quebec

fino al 26.8.2007
Beautiful People et la Blessure Secrète Crac Alsace, Altkirch

fino al 26.8.2007
The Projection Project, Budapest episode MÛCSARNOK KUNSTHALLE BUDAPEST, Budapest

dal 12.10.2007
A Rose Has No Teeth: Bruce Naumans Formative Years The Menil Collection, Houston, TX
(fino al 09.09.2007 al Castello di Rivoli, Rivoli (To), Italia)

dal 16.9.2007
Beautiful People Fries Museum, Leeuwarden

lunedì 6 agosto 2007

I maestri dell'800: Paul Cézanne



Paul Cézanne nasce ad Aix en Provence, nel 1839. Figlio di un banchiere, vive quindi in una famiglia borghese agiata economicamente. Compì gli studi classici, dove ebbe modo di stringere una profonda amicizia con Emile Zola, poi quelli di diritto, per non contrariare eccessivamente il padre, contrario alle sue aspirazioni artistiche. Attraverso il suo primo viaggio a Parigi, ebbe modo di fare esperienze sul piano artistico, infatti, incontrò Pissarro e i futuri impressionisti, ed ebbe modo di studiare attentamente Caravaggio i pittori veneti e spagnoli, da qui fu profondamente influenzato nella prima parte della sua ascesa artistica. Le sue opere degli anni 1865-70 formano quello che si usa definire come periodo “romantico”. Infatti, ritroviamo un estremo carattere personale, unito a tematiche ritenute bizzarre all’epoca, vediamo ad esempio l’erotismo e la violenza (vediamo ad esempio il quadro intitolato “Lo stupro”), e ad un uso dei colori forti, scuri, spatolati in grandi quantità sulla tela. Questo periodo va dalla formazione, avvenuta sotto il segno della cultura romantica, all’incontro con gli impressionisti cui viene presentato da Pissarro. Fino agli anni settanta, queste due correnti convivono in lui. Ad esempio nel 1872 presentò ad una mostra a Nadar due opere, Una moderna Olimpia (1872) e la Casa dell’impiccato, che addirittura sembrano uscite da mani di artisti diversi. Entrambe susciteranno la completa disapprovazione dei benpensanti dell’epoca, ma la prima lascerà sconcertati gli stessi impressionisti, anche i profondi contorni delle forme, rimandanti a Delacroix più che allo stile impressionista, sconvolgono, ma non tanto quanto il richiamo stesso, per la corporeità del colore, all’Olimpia di Manet. Tipico di questo periodo è l’utilizzo di un colore scuro, lavorato di spatola e pieno di contrasti e per quanto riguarda le tematiche, come è riscontrabile nell’Olimpia, quella erotica è spesso rappresentata. Nel periodo immediatamente successivo, Cézanne rifiutò quel tipo d’approccio verso l’arte e incominciò a formarsi per quell’artista multiforme che riuscì a diventare famoso. Nei primi anni Settanta inizia il cosiddetto periodo impressionista, quello che lo vede più legato a Pissarro con cui dipinse i quadri più belli, fuori da Parigi, ad Auvers. Qui Cézanne assimilò i principali caratteri dell’impressionismo, sotto l’influsso anche di Chardin e di Manet, che lo induce a privilegiare la natura morta. La Casa dell’impiccato (1873), è l’opera che appare la più impressionista, sia per la rappresentazione di un plein air, sia per lo stile, ma che allo stesso tempo, per l’ipnotismo con cui lascia guardare i suoi muri scalcinati e i tronchi degli alberi, così rugosi, sembra letteralmente, anti-impressionista. Cézanne riesce a trasformare questo quadro in una cosa a se stante, e già possiamo intravedere la vera natura dell’artista, al di fuori d’ogni corrente, ma anche partecipe a tutte. Vediamo come il suo studio sul colore, gli fosse stato utile per esaltare la forma in ciò che ha di volumetrico, ovvero, Cézanne tramite i colori, riusciva a dare al dipinto una sua vibrazione interna. Negli ultimi anni settanta e negli anni ottanta Cézanne entra nella fase conosciuta come “costruttiva”, caratterizzata dal proseguirsi dei suoi studi sui colori, che sfoceranno nell’uso di una tavolozza più chiara, un impasto più sottile e la continua ricerca attraverso i colori di dare un’espressione volumetrica allo spazio. Cézanne rifiutò la dissoluzione delle forme in un fascio di luce, e in questo modo seppe utilizzare in modo personale la lezione degli impressionisti, reintroducendo la linea come contorno colorato e servendosi dei toni per modellare direttamente i volumi. In questo periodo, i lavori di Cézanne sono caratterizzati da una pennellata breve e obliqua, che produceva in maniera “costruttiva” l’opera, formata con rigore geometrico da tocchi di pennello che da se stessi producevano il senso di massa. In questi anni Cézanne raggiunge una semplicità monumentale, che può sembrare quasi un arretramento rispetto alla raffinata sensibilità dell’impressionismo, ma in realtà qui l’artista cerca di scoprire la forza espressiva che scaturisce dall’opera stessa. Un’opera di questo periodo è “ I giocatori di carte” (1890); tra le cinque opere raffiguranti sempre dei giocatori di carte, prendiamo in considerazione una della tre, la più famosa, avente come protagonisti solo due personaggi. Qui Cézanne non ci vuole descrivere un semplice episodio, ma una forma. Le figure, costruite con complessi accordi di colore, hanno per dominanti colori tendenti al giallo-bruno nel giocatore di destra, e blu-violetto in quello di sinistra, toni ripresi anche nel paesaggio di sfondo. Oltre a questo, notiamo anche lo stacco costruito dalla tovaglia rossa, che da un lato divide i due giocatori, mentre dall’altro li unisce come volumi. Il tavolo, inoltre, come perno della composizione, è instabile, i giocatori non sembrano vivi, ma dei semplici manichini, e il paesaggio è estremamente confuso, tutto sembra per cadere a pezzi. Ma nell’unione, nella visione d’insieme, c’è una perfezione, dovuta proprio a una serie di equilibri tra frammenti in atto di rompersi. Il tavolo al centro e la bottiglia, sembrano dividere la scena in due parti ben distinte, occupate dai giocatori, diversi non solo nel fisico, ma anche nell’atteggiamento. Nel suo complesso il dipinto è organizzato simmetricamente per diagonali incrociate, il cui punto d’incontro coincide con la bottiglia. La luce è distribuita in maniera completamente disomogenea, atta a mostrare l’ambiente interno. Nell’ultimo periodo della sua vita, Cézanne conduce una vita di solitudine ad Aix, quasi volesse rimeditare da solo tutto il patrimonio di conoscenze accumulate negli anni precedenti. La sua tecnica forse perde la solennità, la pennellata si fa più leggera e scorrevole. La “Montagna Sainte-Victorie” (1904-06), assieme ai soggetti delle Bagnanti, diventa uno dei soggetti su cui l’artista più si esercita. Cézanne non ci propone il paesaggio qual è esattamente nella realtà, ma con una gran maestria, riesce a raffigurare i suoi processi percettivi, infatti, osservando il quadro, sembra che il nostro sguardo sia pilotato attraverso la pianura, segue le case e s’innalza fino alla vetta della montagna dalle rocce così spigolose e delineate. I paesaggi degli ultimi anni sono così, data l’influenza dell’uso dell’acquerello, a vedersi, trasparenti e come infiniti, sono gli elementi astratti del colore, della forma e del segno a conferire al quadro una sua propria logica interna, indifferente alla realtà naturale. È questo il periodo più vicino al classico, in cui Cézanne si pone come obiettivo un’arte monumentale, eterna, da museo, contrapposta a quella veloce e fondata sull’osservazione diretta. Nel 1906 fu sorpreso da un improvviso temporale mentre dipingeva all’aperto, ed a causa di ciò la sua salute peggiorò fino a portarlo alla morte, che sopraggiunse in quello stesso anno.


Per chi volesse approfondire quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:

fino al 7.10.2007
Französische Meisterwerke des 19. Jahrhunderts aus der Sammlung des Metropolitan Museum of Art New York zu Gast in Berli Neue Nationalgalerie, Berlino

fino al 16.9.2007
De Cézanne à Picasso, chefs-d'oeuvre de la galerie Vollard Musée d'Orsay, Parigi

fino al 16.9.2007
Monet to Dalí - Modern Masters from the Cleveland Museum of Art Vancouver Art Gallery, Vancouver, British Columbia

fino al 9.9.2007
Manet to Matisse The Nelson-Atkins Museum of Art, Kansas City, MO

fino al 9.9.2007
100 Jahre Kunsthalle Mannheim Städtische Kunsthalle Mannheim, Mannheim

dal 13.10.2007
Paula Modersohn-Becker und die Kunst in Paris um 1900 Kunsthalle Bremen, Brema

dal 19.8.2007
Die andere Sammlung. Hommage an Hildy und Ernst Beyeler Foundation Beyeler, Riehen