domenica 31 dicembre 2006

Anselm Kiefer l'artista della storia



La storia è da sempre l’interesse principale di Anselm Kiefer , autore eclettico e artista attento al passato e alle sue ombre. Non è mai facile parlare di ciò che è stato, ma alle volte è necessario mettere in dubbio alcune certezze e trasmettere dubbi alla popolazione perché si parli di temi importanti .
Kiefer è nato a Donaueschingen ( Germania ) nel 1945 , subito dopo la guerra, appena in tempo per vedere la difficile situazione del suo paese costretto a riemergere dalle sua macerie. Gli occhi di Kiefer vedono la povertà, la paura ed i sentimenti contrapposti dei tedeschi che sperano nel futuro ma che temono il presente. Nel 1965 intraprende studi di legge ma l’anno successivo passa alla pittura , la sua vera passione. Incontra Joseph Beuys ed è forse anche grazie a lui che sviluppa una sensibilità particolare per alcuni materiali considerati meno nobili e “ poveri “ .
Kiefer ama la storia, quella che scotta e che si fa sentire , che pulsa ancora oggi e che molto spesso ci richiama ad alcune meditazioni necessarie e non scontate. Come per esempio “ Gerusalemme “ , un titolo che come si dice , è tutto un programma con un nome di città Kiefer rievoca ricordi e sensazioni di oggi ( la tragica situazione attuale nelle terre contese fra israeliani e palestinesi ) e del passato (la persecuzione e l’olocausto ). La tela sembra quasi squarciata e molti elementi sono irriconoscibili , forse abbiamo davanti la città santa ma chi può dirlo e soprattutto chi la scorge bene? I colori e la tecnica possono richiamare all’action painting di Pollock e spiazzano lo spettatore che si immagina con estrema facilità ciò che non c’è e che di sicuro non vede. Ma in realtà Kiefer con “ Gerusalemme “ non vuole trattare della storia del popolo israelita ma vuole richiamare alla mente il passato tedesco, ciò che fu per la nazione tedesca. La contestazione è il sale delle vita di Kiefer che negli anni settanta con una serie di opere denominate “ occupazione “ e con alcune azioni sui luoghi simbolo del nazismo, si fa notare ed apprezzare in vari casi dall’ambiente intellettuale tedesco e non solo. Da allora Kiefer si ferma , la sua biografia ci dice poco o nulla , come se il furore in parte fosse svanito oppure fosse stato ridimensionato. Lo spettro degli errori e del passato torna sempre , anche in “ Margarete “ tela che riporta alla mente lo sterminio degli ebrei e l’infamia di quell’atto. Vi è nelle opere di Kiefer un pathos , una tensione emozionale difficile da dimenticare perché ci si perde dentro i ricordi , dietro a ciò che è stato e che in parte è ancora oggi. Margarete è un nome comune fra gli ebrei e può essere quello di ognuno dei deportati e soprattutto delle donne che hanno subito maggiormente questa infamia. Un' altra opera significativa è "Nigredo“, del 1984, ennesimo tentativo da parte di Kiefer di analizzare la storia senza pregiudizi o insegnamenti accademici . Un campo parrebbe mostrarsi davanti a noi , una zona di contadini e di lavoratori della terra potrebbero arare questo campo , ma dove sono finiti tutti ?
Mi ha sempre colpito nei quadri di Kiefer l’assenza totale di uomini e di donne nei suoi soggetti , appaiono raramente , in casi del tutto eccezionali. La storia è fatta dagli esseri umani ma loro non compaiono mai , come se fossero stati risucchiati dal passato stesso , solo luoghi e zone irriconoscibili sono degni di essere rappresentati. Alla fine degli anni ottanta Kiefer comincia a farsi notare anche grazie ad una vasta tournee di mostre ed esposizioni : Chicago, Filadelphia , Los Angeles e New York e poi arriva il turno dell’Italia con Venezia nel 1997 e a Bologna nel 1999. Dagli anni ’90 Anselm divide il suo studio fra Buchen e Gerusalemme, luogo quest’ultimo dove la storia sta tracciando le sue trame. Ma questa è storia quella che Kiefer un giorno analizzerà a suo modo e senza pregiudizi.



Per chi fosse interessato a quest'artista citiamo di seguto i luoghi e le date dove poterlo vedere:

fino al 10.2.2008
Mythologies Walker Art Center, Minneapolis, MN

fino al 25.3.2007
La Collection Musée d'art contemporain de Montréal, Montreal, Quebec

fino al 10.2.2007
NEW ACQUISITIONS Galerie Bruno Bischofberger, Zurigo

fino al 30.1.2007
War, Moon, Anselm Kiefer Galerie Daniel Blau, Monaco di Baviera

fino al 21.1.2007
Anselm Kiefer - Heaven and Earth San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco, CA

fino al 15.1.2007
The Past Made Present: Contemporary Art and Memory MFAH - Museum of Fine Arts, Houston, TX

venerdì 29 dicembre 2006

Pietro Annigoni il pittore moderno della realtà



"Pietro Annigoni adotta forse una delle più strane posizioni nella storia dell’arte contemporanea: la posizione di un artista che da decadi è accettata senza alcuna riserva, o che è rifiutata totalmente; che per alcuni rappresenta tutto, per altri assolutamente niente” (Nicolò Rasmo, 1961).
Annigoni, nato a Milano nel 1910, passava, sin da quando era ragazzo, molte ore alla Biblioteca Ambrosiana per studiare i disegni di Leonardo come degli altri grandi maestri. Già all’età di 17 anni egli ha iniziato a frequentare l’Accademia di Arte a Firenze. L’apprendistato non solo ha formato Annigoni come artista, ma anche la sua completa personalità, gli ha permesso di conoscere amici di lunga data e ha contribuito allo sviluppo delle conoscenze, facendolo diventare un grande uomo di cultura. Già dall’età di 20 anni Annigoni ha fatto mostre sia a Milano che a Firenze. A quel tempo lui dipingeva un grande numero di disegni e opere che rispecchiavano il suo mondo : ritratti di amici, delle persone che incontrava nelle piccole taverne o nei pubs, o degli uomini di strada. Quale giovane mente impetuosa, già dall’inizio coinvolta nelle feroci controversie dei nuovi gruppi e movimenti artistici emergenti degli anni ‘30, egli sottoscrisse il “Manifesto dei Pittori Moderni della Realtà” pubblicato nel 1947, nel quale dichiarò un’aperta presa di posizione contro l’astrattismo dell’arte moderna. Ma subito dopo si ritirò nella solitudine del suo studio e seguì il suo stile personale che non potrebbe essere classificato come appartenente a qualche gruppo. Forse è anche per questo che i critici divergono così tanto. Bernard Berenson, conoscitore dell’arte Fiorentina Rinascimentale, considerava Annigoni non solo uno dei migliori pittori del suo Secolo, ma anche uno dei più grandi in assoluto. Anche De Chirico aveva per lui una grande stima come pittore dotato di grande talento. Altri, come Carlo Carrà, consideravano le sue opere anacronistiche e negavano che ci fosse un’abilità tecnica nei suoi lavori. Ma ancora più amaro era il fatto che Annigoni fu più o meno completamente ignorato e che fu discreditato per molti anni. Durante l’era del fascismo e gli anni successivi egli non ricevette nessuna commissione pubblica, non fu mai stato designato all’Accademia delle Arti, e non ebbe mai la possibilità di insegnare.
Annigoni cercò un nuovo campo d’azione e finalmente lo trovò in Gran Bretagna, dove andò nel 1949. La sua partecipazione ad una mostra della Royal Accademy a Londra nel 1949 fu un successo ridondante. Gli inglesi lo celebrarono come il continuatore della tradizione occidentale. Ma prima di tutto egli attirò l’attenzione come un eccellente pittore di ritratti, con il risultato che ottenne l’accesso ai ranghi più alti della società. Nel 1954 egli realizzò il famoso ritratto di Sua Maestà la Regina Elisabetta II di Inghilterra, che gli apportò la reputazione del “Pittore delle Regine”, una reputazione che a lui non piaceva, ma che aveva sicuramente appianato la sua strada artistica. Per un grande numero di mostre in Inghilterra, tra le quali molte alla Royal Accademy, a Wildenstein (1950-54), a Agnew (1952-1954), all’Associazione delle Arti Britanniche (1961), Annigoni divenne molto conosciuto. Tra le mostre personali tenute in Italia, invece, appaiono particolarmente importanti quelle di: Torino, Roma, Firenze, Verona, Brescia, Montecatini Terme, Bergamo, Rovereto e, per l'enorme successo, le due realizzate a Milano, alla Galleria Cortina (1968), e alla Galleria Levi (1971). L'ultimo periodo della sua vita, quello cioè compreso tra l'inizio degli anni settanta e il 1988, fu per Annigoni l'artisticamente più profiquo. Pietro Annigoni muore a 78 anni nella sua casa di Firenze. Diceva di lui Bernard Berenson: "Pietro Annigoni, non solo è il più grande pittore di questo secolo, ma è anche in grado di competere alla pari con i più grandi pittori di tutti i secoli" e "..rimarrà nella storia dell’arte come il contestatore di un’epoca buia..".

martedì 26 dicembre 2006

Ricordo di Emilio Vedova


Poche settimane prima di lui se n'era andata l'amata moglie, Anna Maria, mentre esattamente due mesi fa è morto a Venezia Emilio Vedova: era uno di quei non tanti artisti italiani che, negli anni Cinquanta, con la potenza del loro gesto, si inserirono di diritto nello scenario internazionale per restarvi vita natural durante. Con pieno merito: il suo segno, il suo gesto forte, espressionista, astratto, i suoi inserti rossi, l'uso di materiali come il legno, la carta, il vetro, il rifiuto di tante formalità, la tensione tra i bianchi e i neri ne hanno fatto un innovatore e un protagonista della dirompente stagione dell'informale. E sempre con una cifra molto personale, rigorosa e coerente. Come coerente è stata la sua vita. Nato a Venezia il 9 agosto del 1919, tenne la sua prima mostra nel 43 a Milano, nel 46 con Ennio Morlotti elaborò il manifesto «Oltre Guernica» (la città spagnola bombardata dai nazisti) e fu tra i fondatori della Nuova Secessione artistica italiana-Fronte nuovo delle arti. Nel 55 fu a «Documenta», la rassegna di Kassel che stava lanciando le avanguardie post-belliche nell'universo artistico e dove tornò per altre tre volte. Nel 60 ottenne il Gran premio per la pittura alla Biennale e nel 97 la mostra veneziana, doverosamente, gli consegnò il premio alla carriera. Persona burbera e dolce, che a qualcuno sembrava brusca ma perché non amava i fronzoli e i salamelecchi, fu felice di quel riconoscimento. Non che ne avesse bisogno da un punto di vista di stima internazionale, né da un punto di vista economico, perché i suoi dipinti dalle superfici grezze, con escrescenze e incassi, valgono montagne di soldi. Ne fu felice anche perché lo festeggiava Venezia, città alla quale rimase sempre legato: soprattutto alle spinte radicali di artisti che sentiva affini. La sua pittura aveva ritmo, dissonanze, il ritmo e le dissonanze del tempo che la figurazione allora non potevano appagare.
Il personaggio Emilio Vedova è però uno di quelli che non si dimenticano facilmente, la recita faceva parte del suo carattere e provava, in questo, un certo compiacimento. D'altronde egli stesso faceva di tutto per alimentare l'aneddotica che gli fioriva attorno. Un esempio? Qualche anno addietro, due ufficiali della Guardia di Finanza erano andati nel suo studio fingendosi interessati all'acquisto di alcuni dipinti. «Quanto costa, questo?». «Due-tre milioni», rispondeva la moglie Annabianca, che aveva capito chi erano i due. «Ma che dici, sei impazzita, per quel quadro ci vogliono cento milioni!», urlava Emilio, dal fondo dello studio. La scena s'era ripetuta più volte, anche se la moglie aveva cercato di avvertirlo con gesti e gestacci. Finale? Un miliardo e 200 milioni di multa (ridotta, poi, a un miliardo). L'anno dopo, una seconda visita. Stavolta, Vedova aveva capito tutto e subito. Così, dopo essersi allontanato, s'era ripresentato nudo: «Così mi avete lasciato l'altra volta», aveva detto agli agenti esterrefatti.
Vedova ha sempre agito come una forza della natura. L'artista veneziano — che di Venezia, ormai, era diventato un elemento del paesaggio come San Marco e l'isola di San Giorgio — viveva i suoi dipinti. Una pennellata era un colpo di nervi, un gesto bilioso e selvaggio. E del selvaggio aveva anche l'aspetto, l'istinto vigile. Natura e carattere si fondevano, diventavano ritmo. Angoscia e lirismo, lucidità e pazzia. Di un finto pazzo, però, che in realtà era un genio.


mercoledì 13 dicembre 2006

Il N.1 del 2006 è Pablo Picasso


Il N.1 dell'anno 2006 è Pablo Picasso, secondo il sito Artfacts.net e la sua Artist Ranking, infatti, l'artista spagnolo supera, per la prima volta in cinque anni, il "rivale di esposizioni" Andy Warhol. Che cos'è l'Artist Ranking? L'Artist Ranking classifica semplicemente gli artisti secondo l´attenzione professionale che viene investita su di loro. Questo sistema fa si che il grande pubblico intuisca su quale livello, uno specifico artista, è collocato nel giudizio dei professionisti, mantanendosi peró indipendente dal successo economico dell´artista. Ogni mostra ha uno specifico valore a seconda della sua importanza. Questi valori derivanti dalle mostre vengono chiamati punti. Tutti gli artisti che partecipano a delle esposizioni, ricevono annualmente la somma dei punti corrispondenti a ciascuna esposizione. Piú alto é l´ammontare dei punti di un artista, piú alta é la sua posizione nella scala. L´artista col piú alto numero di punti sará al primo posto nella scala, l´artista col secondo numero piú alto di punti sará collocato al secondo posto e cosí via.


Biografia di Pablo Picasso


Pablo Picasso nacque a Malaga, in Spagna, da un padre, insegnante nella locale scuola d’arte, che lo avviò precocemente all’apprendistato artistico. A soli quattordici anni venne ammesso all’Accademia di Belle Arti di Barcellona. Due anni dopo si trasferì all’Accademia di Madrid. Dopo un ritorno a Barcellona, effettuò il suo primo viaggio a Parigi nel 1900. Vi ritornò più volte, fino a stabilirvisi definitivamente.
Dal 1901 lo stile di Picasso iniziò a mostrare dei tratti originali. Ebbe inizio il cosiddetto «periodo blu» che si protrasse fino al 1904. Il nome a questo periodo deriva dal fatto che Picasso usava dipingere in maniera monocromatica, utilizzando prevalentemente il blu in tutte le tonalità e sfumature possibili. I soggetti erano soprattutto poveri ed emarginati. Picasso li ritraeva preferibilmente a figura intera, in posizioni isolate e con aria mesta e triste. Ne risultavano immagini cariche di tristezza, accentuata dai toni freddi (blu, turchino, grigio) con cui i quadri erano realizzati.
Dal 1905 alla fine del 1906, Picasso schiarì la sua tavolozza, utilizzando le gradazioni del rosa che risultano più calde rispetto al blu. Iniziò quello che, infatti, viene definito il «periodo rosa». Oltre a cambiare il colore nei quadri di questo periodo cambiarono anche i soggetti. Ad essere raffigurati sono personaggi presi dal circo, saltimbanchi e maschere della commedia dell’arte, quali Arlecchino.
La svolta cubista avvenne tra il 1906 e il 1907. In quegli anni vi fu la grande retrospettiva sulla pittura di Cezanne, da poco scomparso, che molto influenza ebbe su Picasso. E, nello stesso periodo, come molti altri artisti del tempo, anche Picasso si interessò alla scultura africana, sulla scorta di quella riscoperta quell’esotico primitivo che aveva suggestionato molta cultura artistica europea da Gauguin in poi. Da questi incontri, e dalla volontà di continua sperimentazione che ha sempre caratterizzato l’indole del pittore, nacque nel 1907 il quadro «Les demoiselles de Avignon» che segnò l’avvio della stagione cubista di Picasso.
In quegli anni fu legato da un intenso sodalizio artistico con George Braque. I due artisti lavorarono a stretto contatto di gomito, producendo opere che sono spesso indistinguibili tra loro. In questo periodo avvenne la definitiva consacrazione dell’artista che raggiunse livelli di notorietà mai raggiunti da altro pittore in questo secolo.
La fase cubista fu un periodo di grande sperimentazione, in cui Picasso rimise in discussione il concetto stesso di rappresentazione artistica. Il passaggio dal cubismo analitico al cubismo sintetico rappresentò un momento fondamentale della sua evoluzione artistica. Il pittore appariva sempre più interessato alla semplificazione della forma, per giungere al segno puro che contenesse in sé la struttura della cosa e la sua riconoscibilità concettuale.
La fase cubista di Picasso durò circa dieci anni. Nel 1917, anche a seguito di un suo viaggio in Italia, vi fu una inversione totale nel suo stile. Abbandonò la sperimentazione per passare ad una pittura più tradizionale. Le figure divennero solide e quasi monumentali. Questo suo ritorno alla figuratività anticipò di qualche anno un analogo fenomeno che, dalla metà degli anni ’20 in poi, si diffuse in tutta Europa segnando la fine delle Avanguardie Storiche.
Ma la vitalità di Picasso non si arrestò lì. La sua capacità di sperimentazione continua lo portarono ad avvicinarsi ai linguaggi dell’espressionismo e del surrealismo, specie nella scultura, che in questo periodo lo vide particolarmente impegnato. Nel 1937 partecipò all’Esposizione Mondiale di Parigi, esponendo nel Padiglione della Spagna il quadro «Guernica» che rimane probabilmente la sua opera più celebre ed una delle più simboliche di tutto il Novecento.
Negli anni immediatamente successivi la seconda guerra mondiale si dedicò con impegno alla ceramica, mentre la sua opera pittorica fu caratterizzata da lavori «d’après»: ossia rivisitazioni, in chiave del tutto personale, di famosi quadri del passato quali «Les meninas» di Velazquez, «La colazione sull’erba» di Manet o «Le signorine in riva alla Senna» di Courbet.
Picasso è morto nel 1973 all’età di novantadue anni.


Per chi fosse interessato a quest'artista ricordiamo i luoghi e le date dove poterlo vedere:


fino al 17.6.2007
The Persisten Figure in Modern Sculpture The Baltimore Museum of Art, Baltimore, MD

fino al 6.5.2007
The Romance of Modernism: Paintings and Sculpture from the Scott M. Black Collec MFA - Museum of Fine Arts, Boston, Boston, MA

fino al 6.5.2007
Von Edvard Munch bis Barnett Newman – Die Sammlung der Neuen Nationalgalerie Neue Nationalgalerie, Berlino

fino al 22.4.2007
Back to the Future - Re-Viewing the Twentieth Century The RISD Museum, Providence, RI

fino al 28.3.2007
Spanish Painting Solomon R. Guggenheim Museum, New York, NY

fino al 11.3.2007
Picasso - La Joie de Vivre 1945 - 1948 Palazzo Grassi, Venezia

fino al 5.3.2007
Orangerie, 1934 - les Peintres de la réalité Musée national de lOrangerie, Parigi

fino al 28.2.2007
Picasso. Muses and Models Museo Picasso Málaga, Málaga

fino al 28.2.2007
Picasso La Californie Helly Nahmad Gallery, Londra (Inghilterra)

fino al 18.2.2007
Picasso i el circ Museo Picasso, Barcellona

fino al 4.2.2007
Five Centuries of European Portraiture Nagoya - Boston Museum of Fine Arts, Nagoya

fino al 29.1.2007
Le mouvement des images Centre Pompidou - Musée National d´Art Moderne, Parigi

fino al 28.1.2007
Picasso and American Art Whitney Museum of American Art, New York, NY

fino al 28.1.2007
Was ist Plastik? 100 Jahre - 100 Köpfe- Das Jahrhundert moderner Skulptur Stiftung Wilhelm Lehmbruck Museum • Center of International Sculpture, Duisburg

fino al 21.1.2007
Picasso und das Theater Schirn Kunsthalle, Francoforte sul Meno

fino al 14.1.2007
Picasso - Malen gegen die Zeit Albertina, Vienna

fino al 14.1.2007
Braque - Miró - Picasso. Die Protagonisten der Moderne Graphikmuseum Pablo Picasso Münster, Münster

fino al 14.1.2007
Von Monet bis Mondrian Albertinum - Galerie Neue Meister, Dresda

fino al 10.1.2007
ACCROCHAGE KUNSTKABINETT, Regensburg

fino al 9.1.2007
Picasso XRAYS - Photographies Xavier Lucchesi Musée National Picasso, Parigi

fino al 8.1.2007
Picasso - Berggruen - Une collection pariculière Musée National Picasso, Parigi

fino al 7.1.2007
The Guggenheim Collection Kunst- und Ausstellungshalle der Bundesrepubilk Deutschland, Bonn
fino al 7.1.2007
Barcelona and Modernity The Cleveland Museum of Art, Cleveland, OH

fino al 7.1.2007
Cézanne to Picasso. Ambroise Vollard, Patron of the Avant-Garde The Metropolitan Museum of Art, New York, NY

fino al 7.1.2007
Collecting Modernism- European Modernism from the Munson Williams-Proctor Art M Museum of Fine Arts, Museum of New Mexico, Santa Fe, NM

fino al 7.1.2007
Der Künstler als Gaukler Graphikmuseum Pablo Picasso Münster, Münster

fino al 7.1.2007
Picasso: Paixão e Erotismo Museu Oscar Niemeyer, Curitiba

fino al 2.1.2007
Picasso Nasjonalmuseet for kunst, arkitektur og design, Oslo

fino al 31.12.
Picasso / Miro / Ernst / Poliakoff / Hartung / Chill Galerie Art 204, Düsseldorf

fino al 31.12.
Printmaking The Detroit Institute of Arts, Detroit, MI

fino al 30.12.
Masterworks Richard Gray Gallery, New York, NY

fino al 17.12.
A Lighter Touch Auckland Art Gallery, Auckland

fino al 16.12.
Accrochage - von Albers bis Warhol Galerie Renée Ziegler, Zurigo

venerdì 1 dicembre 2006

Arman il maestro del Nouveau Réalisme



Il Nouveau Réalisme è uno dei movimenti più importanti tra quelli che hanno caratterizzato la stagione artistica degli anni '60, di diretta derivazione dalle avanguardie dadaiste di inizio secolo, delle quali riprende l'atteggiamento dissacrante nei confronti dell'arte tradizionale: rappresenta la risposta europea al movimento New Dada americano, anch'esso di derivazione dadaista, che diventerà poi Pop Art. Poichè, negli anni immediatamente precedenti, nel frattempo si è sviluppata ed ha fatto scuola l'action painting di Pollock, della quale è giunta l'eco anche in Europa, per il naturale processo di osmosi che lega tutti i fenomeni della storia non solo dell'arte, nel Nouveau Realisme ne ritroviamo qualche contaminazione sotto forma della valorizzazione che viene fatta dell'azione dell'artista sull'oggetto e delle possibilità di intervenire su di esso, anche in termini fortemente incisivi.
All'interno di questo movimento si distingue Arman, al secolo Armand Fernandez, nato a Nizza nel 1928; l'artista è uno dei fondatori del movimento e crea immediatamente uno stile molto personale, esso infatti si appropria degli oggetti della strada: li spezza, li assembla, li comprime e li colpisce di vampe di colore, arricchendoli di drammaticità. Partendo dagli oggetti raccolti dalla strada arriva alla loro de-strutturazione trasformandoli quindi "in massa e colore" mediante un processo di contaminazione. L'opera di Arman non può avere confini limitati, non è pura pittura, non è pura scultura. Lui stesso si definisce "un peintre qui fait de la sculpture". Infatti anche nelle sue opere "frontali" - definite "superfici", perché come egli stesso sostiene "anche nelle mie composizioni volumetriche la mia volontà è sempre pittorica più che scultorea" - la sua nozione del volume è lontana da quella degli scultori "puri".
Nouveau Réalisme per Arman significa assemblare oggetti che la nostra società reputa marginali e insignificanti, puntando l'attenzione su ciò che non notiamo ed esaltando così il valore di ciò che utilizziamo quotidianamente: come uno strumento musicale che emette melodie e crea emozioni, ma che nella poetica di Arman viene spaccato, sezionato e non trasmette suoni. Diviene così un articolo di "contemplazione", facendoci ricordare che in ogni oggetto che ci circonda è contenuto "ingegno". Questo concetto Arman lo esprime attraverso la musicalità dei colori.
"Nella ricerca di nuove creazioni - scrive Arman - ho in maniera cosciente esplorato il settore dei rifiuti, degli scarti, degli oggetti manufatturati scartati, in una parola: gli inutilizzati. (...) Io affermo che l'espressione dei rifiuti, degli oggetti, possiede il suo valore in sé, direttamente, senza volontà di ordinamento estetico, cancellandoli o rendendoli simili ai colori di una tavolozza. (...) In questo procedimento noi possiamo considerare che l'oggetto scelto non è in funzione dei criteri DADA o SURREALISTA; non si tratta di decontestualizzare un oggetto dal suo substrato utilitario, industriale o altro per dargli, per una scelta di presentazione o un inclinazione del suo aspetto, una determinazione diversa dalla propria. ... Ma la questione al contrario è di ricontestualizzarlo in se stesso in una superficie sensibilizzata x volte dalla sua presenza duplicata; ricordiamo la frase storica: mille metri quadrati di blu sono più blu di un metro quadrato di blu, io dico dunque che mille contagocce, sono più contagocce che un solo contagocce."



Per chi fosse interessato a quest'artista citiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:

fino al 15.2.2007
des sculpteurs à l’épreuve de l’estampe au XXe siècle

fino al 28.1.2007

fino al 14.1.2007

fino al 1.1.2007

fino al 12.12.