martedì 20 marzo 2007

Il grande astrattista friulano che "dipinge l'aria": Afro Basaldella



Afro Basaldella nasce a Udine nel 1912. Studia a Venezia e Firenze. Nel 1928 espone alla I Mostra della Scuola friulana d'avanguardia e, l'anno successivo, alla XX Esposizione dell'Opera Bevilacqua La Masa a Venezia. Grazie alla Borsa di studio della Fondazione Marangoni, nel 1929 si trasferisce a Roma. Qui entra in contatto con i protagonisti della Scuola Romana: Scipione, Mario Mafai e Corrado Cagli. Nel 1932 è a Milano. Col fratello Mirko, che è scultore, frequenta lo studio di Arturo Martini. Conosce Birolli e Morlotti. Nel 1933 espone alla Galleria del Milione. Nel 1934 Afro torna a Roma. Si lega al gruppo di artisti (Capogrossi, Cavalli, Fazzini, Guttuso, Leoncillo, Pirandello) che gravita attorno alla Galleria della Cometa di Libero de Libero e Corrado Cagli. Sono gli anni degli affreschi per il Collegio dell'Opera Nazionale Balilla di Udine (1936), ora scomparsi. Nel 1935 espone alla Quadriennale di Roma, nel 1936 alla Biennale di Venezia. Nel 1937 è a Parigi. Insieme a Corrado Cagli, lavora alle decorazioni per l'Esposizione internazionale. Si lascia suggestionare dalla pittura impressionista e cubista. Tornato a Roma, tiene una personale alla Galleria della Cometa, dove dimostra grande maestria compositiva e notevole temperamento cromatico. Gli anni successivi lo vedono impegnato in numerose opere ad affresco. Lavora a Rodi (Villa del Profeta e Grand Hôtel delle Rose) e a Udine (casa Cavazzini). Nel 1939 Afro partecipa alla III Quadriennale di Roma ed espone col fratello Mirko a Torino e a Genova. Partecipa anche a numerose mostre a risvolto sociale, tipiche di quegli anni, e ad alcune edizioni del Premio Bergamo. Nel 1940 espone alla Biennale di Venezia con Montanari e Tamburi. Con lo scoppio della guerra, Afro si trasferisce a Venezia. Conosce Vedova, Turcato, Santomaso e insegna all'Accademia di Belle Arti. Dopo il 1945, superata una breve fase espressionista, Afro approda a una sintesi lineare e coloristica, che si ricollega al suo interesse per il cubismo. Nel 1948 Afro partecipa alla Quadriennale di Roma e alla "famosa" Mostra di arte contemporanea di Palazzo Re Enzo a Bologna, su cui si riversano le critiche di Palmiro Togliatti. Il 1949 è un anno importante per l'evoluzione artistica di Afro. Dopo aver esposto al MoMa di New York alla mostra "XXth Century Italian Art", passa qualche mese in America. Entra a far della "scuderia" della gallerista newyorchese Catherine Viviano e si avvicina alla produzione degli artisti americani dell'Action Painting, Kline e De Kooning in particolare. Ma anche Gorky. Nel 1951 Afro torna a Roma. Partecipa alla mostra "Arte astratta e concreta in Italia" alla Gallera Nazionale d'Arte Moderna di Roma e ad alcune collettive. Vince il primo premio alla Biennale di San Paolo del Brasile. Tra il 1952 e il 1954 entra a far parte del Gruppo degli Otto in cui confluiscono molti artisti del Fronte Nuovo delle Arti (Birolli, Morlotti, Turcato, Santomaso, Vedova). Insieme a tutto il gruppo, patrocinato da Lionello Venturi, Afro espone alla XXVI e alla XXVII Biennale di Venezia (1952 e 1954), ad Hannover, Colonia e Berlino. Nel 1955 Afro espone alla prima Documenta di Kassel, alla Quadriennale di Roma e alla mostra "The New Decade: 22 European Painters and Sculptors" al MoMA di New York. La mostra sarà presentata a New York, Minneapolis, Los Angeles e San Francisco. Tiene anche un'importante personale alla Viviano Gallery. Vengono presentate dodici opere tra le quali Libro giallo e Ragazzo col tacchino successivamente acquisite dal Museum of Modern Art di New York. È ormai famoso a livello internazionale e la Biennale di San Paolo gli conferisce un'altra onorificenza. Accentua una gestualità larga, di lirica evocazione, sostenuta dalla conoscenza dell’Action Painting americana (Gorky in particolare) nel corso del soggiorno negli Stati Uniti (1950): ma la sua è una linea tutta "italiana", intrisa di luce, attenta a larghi accordi di ritmo, che s’imporrà a livello internazionale. Nel ’56 vince il primo premio quale miglior artista italiano alla Biennale di Venezia, edizione nella quale partecipa con una sala personale. Nel 1957 torna in America. Lavora come "artist in residence" presso il Mills College di Oackland, dove realizza gli studi preparatori per Il Giardino della Speranza, destinato alla sede centrale dell'Unesco a Parigi. Gli anni successivi lo vedono impegnato in numerose mostre internazionali: Documenta di Kassel (1959 e 1964), Biennale di Venezia (1960), Guggenheim Museum of New York (1961), Mathildenhöhe di Darmstadt (1967), Kunsthalle di Darmstadt (1969-70), Neue Nationalgalerie di Berlino, Palazzo dei Diamanti di Ferrara. Nel 1973 Afro partecipa alla X Quadriennale di Roma nell'ambito della mostra "Situazione dell'arte non figurativa". Muore a Zurigo nel 1976. Nel 1978 la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma gli dedica una grande retrospettiva. Nel 1992 è la volta di Palazzo Reale a Milano.

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