venerdì 22 giugno 2007
Antoni Tàpies, l'informale materico
Antoni Tàpies nasce a Barcellona il 13 dicembre 1923. A tredici anni comincia a frequentare corsi di disegno e pittura. Nel 1944 si iscrive alla Facoltà di legge all’Università di Barcellona, ma non termina gli studi. Inizia a interessarsi alla storia della filosofia e all’ideologia del romanticismo e post-romanticismo tedesco. Studia disegno all’Accademia Valls di Barcellona e dal 1945 si dedica soprattutto alla pittura realizzando le prime opere espressioniste e molte altre che rivelano un interesse per la pittura astratta. Dimostra grande vivacità intellettuale, è attratto non solo dall’arte, ma anche dalla psicanalisi, dalla religione, dalla filosofia, dalla politica e dalle scienze moderne. Nel 1948 conosce Joan Mirò. Nel 1950 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Laietanes di Barcellona. Nello stesso anno, grazie ad una borsa di studio del governo francese, trascorre un anno a Parigi. Espone a Pittsburgh al Carnegie Institute. Nel 1951 il suo primo incontro con Picasso e Braque. Due anni dopo si reca negli Stati Uniti, dove tiene una personale alla Galleria Martha Jackson di New York. Nel 1954 espone alla XXVI Biennale di Venezia. In questo stesso anno sposa Teresa Barba Fàbregas, nel 1956 nasce il suo primo figlio Antoni, due anni dopo la figlia Clara, nel 1960 il figlio Miquel. In questi anni si intensificano le mostre in importanti musei e gallerie statunitensi, europee, giapponesi e sudamericani. Nel 1959, al suo secondo viaggio a New York, incontra Kline, De Kooning, Motherwell e Hoffman . Nel 1964 riceve il premio della Fondazione Guggenheim e l’anno seguente Roland Penrose organizza una personale del suo lavoro all’Istituto delle Arti Contemporanee di Londra. Inizia a scrivere la sua autobiografia, che sarà pubblicata nel 1978 con il titolo “Memorià e Personal”. Nel 1969 pubblica una serie di scritti e dichiarazioni sulla libertà di creazione. La Fondazione Maeght sovvenziona Clovis Prevost per realizzare un film sul suo lavoro. Durante tutti gli anni Settanta gli vengono dedicate numerose retrospettive in importanti musei internazionali. Nel 1981 la città di Barcellona gli commissiona un omaggio a Picasso, un monumento che verrà inaugurato due anni dopo. Con J. Gardy Artigas crea un grande mosaico per la Plaza Cataluna di Barcellona. In questi anni sperimenta altri mezzi espressivi e realizza le sue prime ceramiche con il ceramista Hans Spinner. In occasione del suo sessantesimo anniversario la Galleria Maeght di Barcellona presenta una mostra delle sue pitture e ceramiche. Nel 1984 viene creata a Barcellona la Fondazione Antoni Tàpies. Due anni dopo visita Vienna, in occasione di una retrospettiva alla Wienrer Kunstlerhaus. Nel 1990 si inaugura la scultura monumentale “Nùvol i Cadira” installata in cima all’edificio della Fondazione Antonie Tàpies a Barcellona. Nel 1994 la Galleria Nazionale Jeu de Paume a Parigi gli dedica un’importante retrospettiva. Negli anni successivi l’opera dell’artista è stata oggetto di diverse retrospettive: al Museo Solomon R. Guggenheim, New York (1995), al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato (1997), Al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid (2000), al Museu d’Art Contemporanei de Barcelona (2004) e nel 2005 una importante antologica al Hara Museum, Tokio. Nel corso della sua lunga carriera artistica riceve innumerevoli riconoscimenti e premi in campo internazionale. Fra cui tre lauree honoris causa: nel 1981 dal Roy College of Art di Londra; nel 1988 dall’Università di Barcellona e nel 1990 dall’Università di Glasgow. E’ membro onorario di prestigiose Accademie d’Arte, fra cui l’Accademia Derkunste di Berlino, la Royal Academy of Arts di Stoccolma, la Kunsterhouse di Vienna, la Royal Academy of Arts di Londra.Nel 1955 riceve il Premio della Repubblica di Colombia, e nel 1958 il Premio Unesco alla Biennale di Venezia. Nel 1981 riceve dal re Juan Carlos di Spagna la Medaglia d’Oro delle Arti. Nel 1984 l’Assemblea Spagnola per le Nazioni Unite gli attribuisce il Premio per la Pace. Nel 1983 il Governo francese lo nomina Ufficiale e nel 1985 Commendatore delle Arti e della Lettere; nel 1985 gli conferisce il Premio Nazionale per la Pittura. A Tokio riceve nel 1960 il Premio per gli affari stranieri e nel 1989 il Premio Imperiale. Per le Arti Grafiche è premiato nel 1960 a Tokio, nel 1967 a Barcellona e nel 1974 dal British Council. Nel 1993 rappresenta la Spagna alla Biennale di Venezia dove la sua installazione “Rinsen” viene premiata con il Leone d’Oro. Attualmente vive e lavora a Barcellona.
Per chi volesse approfondire quest'artista riportiamo di seguito i lughi e le date dove poterlo vedere:
fino al 26.8.2007
Black & White Lentos Kunstmuseum Linz, Linz
Per chi volesse approfondire quest'artista riportiamo di seguito i lughi e le date dove poterlo vedere:
fino al 26.8.2007
Black & White Lentos Kunstmuseum Linz, Linz
fino al 28.7.2007
Joachim Hiller - Malerei und Reliefs / Antoni Tapies – Grafische Werke Galerie Nero, Wiesbaden
fino al 15.7.2007
Hipervinculos - colección de Unión Fenosa en el Museo Patio Herreriano MACUF - Museo de Arte Contemporáneo Union Fenosa, Coruna
fino al 8.7.2007
Speed #1 - natura naturata - velocidad sin movimiento IVAM - Institut Valencià d'Art Modern, Valenza
fino al 28.6.2007
Secuencias - 1976-2006. Arte contemporáneo en las colecciones públicas de Extremadura Museo Extremeño e Iberoamericano de Arte Contemporáneo, Badajoz
dal 1.7.2007
Originale auf Leinwand und Papier Galerie Art 204, Düsseldorf
dal 20.11.2007
Ausgewählte Neuerwerbungen Galerie Art 204, Düsseldorf
dal 1.1.2008
González Bravo, Antoni Tapies, Luis Feito - Spanische Kunst Galerie Art 204, Düsseldorf
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sabato 16 giugno 2007
Alberto Burri, l'artista e la materia
Alberto Burri (12 Marzo 1915 - 13 Febbraio 1995) è l’artista italiano, insieme a Lucio Fontana, ad aver dato il maggior contributo italiano al panorama artistico internazionale di questo secondo dopoguerra. La sua ricerca artistica è spaziata dalla pittura alla scultura avendo come unico fine l’indagine sulle qualità espressive della materia. Ciò gli fa occupare a pieno titolo un posto di primissimo piano in quella tendenza che viene definita «informale». Nato a Città di Castello in Umbria, segue gli studi di medicina e si laurea nel 1940. Arruolatosi come ufficiale medico, viene fatto prigioniero a Tunisi dagli inglesi nel 1943. L’anno successivo viene trasferito dagli americani in un campo di prigionia in Texas. Qui inizia la sua attività artistica. Tornato in Italia abbandona definitivamente la medicina per dedicarsi esclusivamente alla pittura. Sin dall’inizio la sua ricerca si svolge nell’ambito di un linguaggio astratto con opere che non concedono assolutamente nulla al figurativo in senso tradizionale. Le prime opere che lo pongono all’attenzione della critica appartengono alla serie delle «muffe», dei «catrami» e dei «gobbi». Questa opere, che esegue tra la fine degli anni Quaranta e gli inizi degli anni Cinquanta, conservano un carattere essenzialmente pittorico, in quanto sono costruite secondo la logica del quadro. Le immagini, ovviamente astratte, sono ottenute, oltre che con colori ad olio, con smalti sintetici, catrame e pietra pomice. Nella serie dei «gobbi» introduce la modellazione della superficie di supporto con una struttura di legno, dando al quadro un aspetto plastico più evidente. Alla prima metà degli anni Cinquanta appartiene la sua serie più famosa: quella dei «sacchi». Sulla tela uniformemente tinta di rosso o di nero incolla dei sacchi di iuta. Questi sacchi hanno sempre un aspetto «povero»: sono logori e pieni di rammenti e cuciture. Al loro apparire fecero notevole scandalo: ma la loro forza espressiva, in linea con il clima culturale del momento dominato dal pessimismo esistenzialistico, ne fecero presto dei «classici» dell’arte. Con alcune mostre tenute da Burri in America tra il 1953 e il 1955 avviene la sua definitiva consacrazione a livello internazionale. La sua ricerca sui sacchi dura solo un quinquennio. Dal 1955 in poi si dedica a nuove sperimentazioni che coinvolgono nuovi materiali. Inizialmente sostituisce i sacchi con indumenti quali stoffe e camicie. La sua ricerca è in sostanza ancora tesa alla sublimazione poetica dei rifiuti: degli oggetti usati e logorati ne evidenzia tutta la carica poetica come residui solidi dell’esistenza non solo umana ma potremmo dire cosmica. Dal 1957 in poi, con la serie delle «combustioni», compie una svolta significativa nella sua arte, introducendo il «fuoco» tra i suoi strumenti artistici. Con la fiamma brucia legni o plastiche con i quali poi realizza i suoi quadri. In questo caso l’usura che segna i materiali non è più quella della «vita», ma di un’energia che ha un valore quasi metaforico primordiale – il fuoco – che accelera la corrosione della materia. Nella sua poetica è sempre presente, quindi, il concetto di «consunzione» che raggiunge il suo maggior afflato cosmico con la serie dei «cretti» che inizia dagli anni Settanta in poi. In queste opere, realizzate con una mistura di caolino, vinavil e pigmento fissata su cellotex, raggiunge il massimo di purezza e di espressività. Le opere, realizzate o in bianco o in nero, hanno l’aspetto della terra essiccata. Anche qui agisce un processo di consunzione che colpisce la terra, vista anch’essa come elemento primordiale, dopo che la scomparsa dell’acqua la devitalizza lasciandola come residuo solido di una vita definitivamente scomparsa dall’intero cosmo. Nell’opera di Burri l’arte interviene sempre «dopo». Dopo che i materiali dell’arte sono già stati «usati» e consumati. Essi ci parlano di un ricordo e ci sollecitano a pensare a tutto ciò che è avvenuto nella vita precedente di quei materiali prima che essi fossero definitivamente fissati nell’immobilità dell’opera d’arte. La poetica di Burri, più che il suo stile, hanno creato influenze enormi in tutta l’arte seguente. La sua opera ha radicalmente rimesso in discussione il concetto di arte, e del suo rapporto con la vita. L’arte come finzione mimetica che imita la vita appare ora definitivamente sorpassata da un’arte che illustra la vita con la sincerità della vita stessa.
Per chi fosse interessato a quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:
fino al 30.12.2007
Collectors 1 - Collezione La Gaia Cesac - Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee, Caraglio
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domenica 10 giugno 2007
sabato 2 giugno 2007
I maestri dell'800: Henri Rousseau
Henri Rousseau nacque il 21 Maggio 1844 a Laval, cittadina del Nordovest della Francia, da Julien Rousseau ed Elèonore Guyard. La fanciullezza del pittore non si svolse tra agiatezze borghesi, essendo il padre un semplice artigiano specializzato nella fabbricazione e riparazione di oggetti di latta; infatti nel 1851, a causa dei debiti, la casa paterna fu sottoposta a vendita giudiziaria, il che constrinse la famiglia Rousseau a trasferirsi a Avesnières, abbandonata dieci anni dopo per andare a abitare a Angers. Dopo vari insuccessi scolastici (tranne che in in musica e ortografia), arrivò anche per lui la prima disavventura legale: nel 1863, infatti, impiegato nell'ufficio di un avvocato, Rousseau si lasciò coinvolgere da due colleghi scrivani in un raggiro ai danni del datore di lavoro al quale fu sottratta una somma di denaro. Rousseau di quella cifra si trattenne solo una parte esigua ma venne scoperto; per sfuggire all'internamento in una casa di correzione firmò, come volontario, una ferma di sette anni ed entrò nel 51° reggimento di fanteria. Non riuscì ad eludere del tutto la pena, che gli fu inflitta l'anno seguente, e fu costretto a scontare un mese di reclusione. Dopo il breve periodo di carcere, riprese il servizio militare con la mansione di sassofonista nella banda. Dopo qualche mese dalla morte del padre, alla fine dell'esperienza nelle armi, nell'estate del 1868 Rousseau si trasferì a Parigi, trovando lavoro come scrivano presso un ufficiale giudiziario. Nella capitale conobbe Clèmence Boitard, che porterà all'altare nell'agosto dell'anno successivo e dalla quale avrà numerosi figli, tutti scomparsi in tenerissima età, con l'eccezione di un maschio, Henry-Anatole e di Julie Clèmence. Nel 1870 viene assunto presso il dazio della prefettura della Senna (anche se poi passa alla storia con l'appellativo di Doganiere). I primi approcci con la pittura alla quale si avvicinò nelle ore libere, durante le giornate lunghe e noiose passate ai caselli daziari, furono legati ad una stesura che ricorda il tocco impessionista, con l'attenzione rivolta alla storia contemporanea , ai luoghi personalmente visitati, tracciati in disegni a penna o in veloci studi ad olio, o più spesso copiati dalle stampe o dalle fotografie, elementi che sarebbero divenuti una costante nell'attività del Doganiere. Nel 1885 i suoi superiori, assecondandone le aspirazioni artistiche, gli "riservarono i servizi più comodi"; così Rousseau, nell'atelier che aveva preso in affitto all'avenue du Maine, potè dedicarsi al sogno di diventare pittore professionista, intensificando lo studio della realtà. Negli otto anni successivi partecipò a numerose esposizioni dei suoi dipinti senza però mai trovare la considerazione sperata, particolarmente importante fu il "Salon des Indèpendants", fondato da Georges Seurat per dar "voce" a quegli artisti fino ad allora sottostimati, del 1888 non tanto per il successo conseguito ma in quanto a pochi giorni dalla chiusura del Salon morì la moglie Clèmence e Rousseau per evitare che la figlia fosse contagiata dalla tisi la condusse ad Angers, presso un fratello; con lui a Parigi rimase solo Hernri-Anatole, unico figlio maschio, superstite. Nel Dicembre del 1893 Rousseau richiese ed ottenne il pensionamento anticipato. Quasi cinquantenne, con un modico vitalizio che integrò lavorando come decoratore per alcuni negozi, si trovò a disposizione tutto il tempo per dedicarsi ai pennelli: divenne artista indipendente. Finalmente, tra le critiche e le indignazioni dei benpensanti, Rousseau iniziò a farsi strada ed a riscuotere una certa notorietà tra le menti più aperte e lungimiranti. Ma i riconoscimenti degli amici letterati e l'abbondanza di opere esposte non lo arricchirono di certo ed il pittore continuò la sua vita bohèmienne. I soldi della pensione erano veramente pochi, così era costretto ad arrangiarsi come meglio poteva eseguendo ritatti su commissione, a volte pagati anche decentemente. Il 1897 fu un anno particolarmente nefasto per il "doganiere"; agli stenti della vita quotidiana si aggiunse la morte dell'unico figlio maschio superstite, Henri-Anatole, apprendista intagliatore a Parigi, scampato alle epidemie di tubercolosi che avevano ucciso la madre ed i fratelli. Il 2 Settembre 1899 Rousseau si sposa con Josephine Noury, il matrimonio però non lo aiuta nelle sue difficoltà economiche tanto che si vede costretto ad intensificare le lezioni private di musica e iniziare a darne anche di disegno e pittura, attivita, esse, che svolgeva sia in casa propria che a domicilio e che avrebbe continuato ad esercitare per il resto della vita, dando anche lezioni di pittura su ceramica, acquerello, pastello e miniatura. Alcuni giorni prima dell'apertura degli Indèpendants del 1902, dove era tornato ad esporre dopo un'assenza di sei anni, la neo moglie Josèphine morì stroncata da un tumore, questa perdita fu l'ennesimo duro colpo per il pittore che da allora in poi si concentrerà sempre di più sul suo lavoro cercando di dimenticare le disavventure della sua vita. Nel 1905 dopo due sfratti, Rousseau prese dimora e studio in rue Perrel, a Parigi, dove abitò per i restanti anni della vita. Il Doganiere morì il 2 Settembre 1910, in seguito ad una ferita alla gamba inizialmente trascurata che in seguito si infettò fino alla cancrena, all'ospedale Necker, dove fu registrato come "alcolizzato", l'ultima beffa della sua infelice vita. Dopo la morte, fino agli inizi degli anni Cinquanta la fortuna critica di Rousseau è stata curata dagli amici a lui vicini negli ultimi anni di vita come Paul Signac, Apollinaire e Picasso. Gli artisti si preoccuparono di diffonderne il verbo pittorico, constatandone la pioneristica rottura con le convenzioni figurative. A Delaunay in particolare ed a Kandinsky si deve l'influenza iconografica del Doganiere in territorio tedesco, presso i pittori del Cavaliere Azzurro e gli espressionisti, fino ad i maturi anni Quaranta. In Francia gli stessi prestiti di Rousseau sono rintracciabili in alcuni cubisti e poi nei surrealisti. Per l'Italia si possono citare alcune suggestioni nei paesaggi metafisici. Non è difficile trovare, infine, motivi desunti da Rousseau perfino nella pittura dei messicani Diego Rivera e Frida Kahlo.
Per chi fosse interessato a quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:
fino al 7.10.2007
Französische Meisterwerke des 19. Jahrhunderts aus der Sammlung des Metropolitan Museum of Art New York zu Gast in Berli Neue Nationalgalerie, Berlino
Pubblicato da Administrator alle 17:16 0 commenti
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