giovedì 18 gennaio 2007

Mario Schifano il genio italiano della Pop Art



Mario Schifano nasce a Homs in Libia il 20 settembre 1934. I suoi debutti sono nell'ambito della cultura informale con tele ad alto spessore materico. Con opere di questo genere inaugura la sua prima personale nel 1959 alla Galleria Appia Antica di Roma. E' comunque in occasione della mostra del 1960 alla Galleria La Salita in compagnia di Angeli, Festa, Lo Savio e Uncini, che la critica comincia a interessarsi del suo lavoro. Abbandonata l'esperienza informale, ora dipinge quadri monocromi, grandi carte incollate su tela e ricoperte di un solo colore, tattile, superficiale, sgocciolante. Il dipinto diventa "schermo", punto di partenza, spazio di un evento negato in cui, qualche anno dopo, affioreranno cifre, lettere, frammenti segnici della civiltà consumistica, quali il marchio della Esso e della Coca-Cola. Nel 1962 Schifano è negli Stati Uniti; conosce da vicino la Pop Art, resta colpito dall'opera di Dine e Kline ed espone alla Sidney Janis Gallery di New York nella mostra The New Realist. Nel 1964 viene per la prima volta invitato alla Biennale di Venezia. L'artista opera ora per cicli tematici: i paesaggi anemici, la rivisitazione della storia dell'arte con i lavori dedicati al Futurismo. E'attratto dalle immagini prelevabili dai mezzi di comunicazione di massa e quindi patrimoni della collettività. Si occupano di questa fase del lavoro di Schifano tanto critici attenti, come Maurizio Calvesi, Maurizio Fagiolo e Alberto Boatto, quanto scrittori illustri, quali Alberto Moravia e Goffredo Parise. Allo Studio Marconi presenta nel 1967 il lungometraggio Anna Carini vista in agosto dalle farfalle, cui farà seguito la trilogia di film composta da Satellite, Umano non umano, Trapianto, consunzione e morte di Franco Brocani. Le sue prime esperienze cinematografiche, portate avanti parallelamente a quelle pittoriche, risalgono comunque al 1964 e da queste subito si evince l'attenzione critica che l'artista presta all'ininterrotto flusso di immagini prodotto dalla nostra civiltà tecnologica in cui il reale viene sempre sostituito dal suo "doppio", sia esso fotografico o televisivo o cinematografico.Agli inizi degli anni Settanta Schifano comincia a riportare delle isolate immagini televisive direttamente su tela emulsionata, riproponendole con tocchi di colore alla nitro in funzione estraniante. Dapprima attinge moltissimo dal materiale girato per un film mai realizzato Laboratorio umano, poi dal patrimonio di immagini che quotidianamente trasmettono le nostre stazioni televisive. Tra gli anni Settanta e Ottanta partecipa a importanti mostre: "Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960-70" e "Contemporanea", entrambe a cura di Achille Bonito Oliva; "Europa/America, l'astrazione determinata 1960-76" alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Bologna; "Arte e critica 1980", a cura di Maurizio Calvesi; "Identité italienne" a cura di Germano Celant; "Arte italiana nel XX secolo" organizzata dalla Royal Academy di Londra. E' presente alle edizioni del 1982 e del 1984 della Biennale di Venezia. L'attenzione per il naturale caratterizza tutta l'attuale ricerca di Schifano: paesaggi, gigli d'acqua, campi di grano, movimenti del mare, distese di sabbia sono ricreati, reinventati, filtrati attraverso ricordi, pulsioni, sensazioni, affioramenti del profondo, sequenze di immagini veicolate da apparecchi televisivi, dalla pubblicità, dai rotocalchi, e si configurano pertanto come geografie della memoria. Nel 1990 il Palazzo delle Esposizioni di Roma, in occasione della sua riapertura, gli dedica una rassegna intitolata "Divulgare", con opere di grande formato realizzate per l'occasione. Nel 1996 Schifano rende un omaggio alla sua Musa ausiliaria, ovvero alla televisione, intesa quale flusso continuo di immagini in grado di strutturarsi come vera e unica realtà totalizzante della nostra epoca. Se alla fine degli anni Sessanta si limitava a estrapolare dai programmi televisivi dei singoli fotogrammi e a proiettarli decontestualizzati sulla tela, ora, invece, interviene sulle immagini pittoricamente, mutandone ulteriormente il senso. Schifano muore a Roma il 26 gennaio 1998.


Per chi fosse interessato a quest'artista riportiamo di seguito i luoghi e le date dove poterlo vedere:

Dal 11.1.2007 al 17.2.2007
"Mario Schifano"
Sperone Westwater Gallery, 415 West 13th Street , 10014 New York, NY, USA

1 commento:

Beatrice Filangeri ha detto...

NASCE IN ITALIA IL POP BAROCCO DI BEATRICE FEO Cos'è? Come nasce ?E a cosa si ispira il : "Pop Barocco italiano?" Vezzosamente chiamato "pop B" forse ad omaggiare Beatrice Feo,che ne è stata la magnifica inventrice con cognizione di causa o no!...Ma cosa vuol dire "Pop barocco"termine usato con estrema disinvoltura in questi mesi,e coniato dal geniale intuito di Giovanni Nappa,critico d'arte napoletano arguto e colto,estremamente analitico e morbidamente poetico nel leggere le opere d'arte .
Io come spesso ho ribadito chiamerei la pittura di Beatrice Feo piuttosto "histoire pop"Pop storico,perchè non si "serve"solo di storie e personaggi barocchi ma spazia a 360°tra la storia e la mitologia italiana e universale...
Cosi' come ammette lo stesso Nappa in molte delle sue recensioni a proposito della corrente pittorica che sta suscitando interesse,curiosità e sta stuzzicando collezionisti galleristi e critici d'arte in Italia e oltreoceano,proprio giorni fà un sito americano ha dedicato un bellissimo articolo a Beatrice Feo(presto sarà on line) definendo il suo stile "The new pop art made in Italy"... Ma è stato Philippe Daverio ad avere la primissima geniale intuizione,ed inserire Beatrice Feo con la suprema opera"Agnello di Dio"e la misteriosa e ctonia "Ofelia"al 57°Premio Michetti tra "I barocchi" ...Poichè aveva diviso in categorie gli artisti partecipanti,dando una lucidissima e piu' che mai pertinente definizione per ciascuna di queste. Si inserisce in questa nuova corrente d'arte anche l'artista palermitano Gabriele D'Acquisto(nella foto a sinistra un suo disegno:"Semele")dotato di non comune talento grafico,che tratta invece tematiche del Sacro(Santi) o del Profano(personaggi della mitologia,come la bellissima serie dei "Bacco" in modo assolutamente affine a tutte le prerogative del "pop B".
Beatrice Feo nasce a Palermo,da nobile famiglia materna,il padre,alta borghesia, avvocato,i nonni,i cugini,gli zii tutti notai,o personaggi di spicco nella medicina,una famiglia da sempre immersa nella storia della nobiltà materna, nella raffinata cultura dell'antico e nell'eleganza del contemporaneo, nonostante si voglia fare di lei un notaio o un avvocato,Beatrice tentenna tra la carriera del medico e quella dell'arte.
L'ispirazione artistica prevarrà...Studierà con estremo rigore nelle scuole ed Accademie d'Arte in Italia e all'estero.Laureandosi con il massimo dei voti e con le dovute lodi. Cosi'come Beatrice inizia prestissimo a circondarsi ed accattivare le simpatie di personaggi famosi di artisti importantissimi della storia dell'arte come Gianni Dova o come l'amicizia con Ugo Nespolo,Salvatore Provino(suo maestro in accademia a Palermo) o Vittorio Sgarbi,Philippe Daverio,Paolo Levi, e tantissimi altri artisti italiani ed internazionali,molti dello spettacolo,della musica,del teatro,della televisione e della cultura...Artisti in grado di arricchire il suo bagaglio già ricchissimo.E Beatrice ama circondarsi di loro!
Bisogna precisare che molti hanno conosciuto Beatrice Feo come pittrice astratta,ed in effetti per un periodo lo è stata,una vera maestra del colore(come scriveva Emilia Valenza) ma non bisogna tralasciare l'evidenza che Beatrice nasce come artista figurativa,e resta comunque tale,l'affascina e l' intriga il realismo ,ma lei va oltre creando una sua riconoscibilità marcatissima che ne fà artista di respiro internazionale.Lei stessa cita i mille o duemila disegni figurativi eseguiti tra Palermo e Salisburgo,disegni di figure perfette di rigorosissime e precisissime anatomie,(il suo insegnante era un medico legale!)ritratti di amici,di suoi amori. Eseguiti talvolta senza neanche il modello davanti,senza l'aiuto di una foto o di altro,solo con il ricordo del viso e delle espressioni che l'hanno colpita...
Questa componente grafica che la distingue e che Salvo Ferlito(critico d'arte palermitano) da sempre decanta e mette in evidenze è in effetti la chiave di lettura di quest'ibrido tra figurativo,grafico ed estremamente pittorico.Una pittura fatta di strati di colore,di alchimia di tinte incantevoli,di matericità e graffiature.La contraddizione regna sovrana e ne fà capolavori...Da sempre Beatrice Feo ama la storia,legge,si documenta,ricerca,è un'esperta di semeotica,conosce perfettamente i significati arcani e non di ogni cosa e di ogni simbolo...Da qui avrà origini la voglia di rendere fruibile,di semplice lettura,di far simpatizzare ed attualizzare i suoi personaggi,talvolta con ironia ed irreverenza,altre volte con estrema drammaticità e crudezza. Con il suo temperamento che è teatrale,ironico,e passionale,ma spesso sfocia in una visione cruda,profonda,mistica ed intimista(Come nella serie dei bellissimi "letti di clochard") reminiscenze del famosissimo letto di Rauschemberg,grande artista della Pop Art Americana.
NASCE UN NUOVO MODO DI RIVEDERE LA STORIA ATTRAVERSO LA SUA PITTURA...Quello che verrà chiamato da altri il "POP BAROCCO". Beatrice accoglie la definizione con grande interesse ed entusiasmo,anzi con grande ispirazione.
Già la pop art americana con Warhol aveva fatto di oggetti di uso comune opere d'arte,la scuola romana poi aveva preso come icone i nostri monumenti o gli artisti come Michelangelo(vedi Tano Festa)...Beatrice attinge nella storia,nella sua cultura,per far divenire i suoi personaggi attuali e fruibili,leggibili a tutti ,senza la noia dei libri di scuola,spazia tra la rivoluzione francese,la mitologia(Ulisse) la musica (Chopin e Bach) il maestoso Federico II con tanto di falcone sul braccio,e le icone piu' popolari e sacre come (l'Agnello di Dio,foto in alto a destra) capolavoro assoluto della sua carriera fin qui,perchè è l'esatta sintesi di tutto il suo percorso artistico-umano.
Il Pop B.sta facendo discutere nel bene nel male,in Italia all'estero,molti sono curiosi di questa nuova iniziativa.Giovanni Nappa ha coniato questo termine con arguzia,basandosi sulla solarità,drammaticità ed esibizionismo dell'arte pop e soprattutto in questo caso di un "Pop storico" con radici prevalemente mediterranea,per enfasi e tematiche,colori ed espressività.Ma Beatrice Feo non è solo un'artista del mediterraneo,ha già u respiro internazionale,come tematiche come pittura come tagli...Pur restando magnificamente ancorata ad un'espressività del sud.La sua tela "Agnello di Dio"strapubblicata da Saatchi e citata in vari cataloghi d'arte tra cui Laboratorio Italia a cura di Philippe Daverio,denota che la sua visione è altrettanto contemporanea quanto Pop.L'agnello di Dio è infatti il simbolo delle guerre,del sacrificio,del sacro e del profano,l'ambiguità per antonomasia,tematica su cui sarà imperniata la prossima mostra palermitana di Beatrice Feo.Il mito dunque è metafora del benessere e del malessere contemporaneo..La vita ,la morte ,le paure,la gioia,la regalità,il potere,il misticismo ...Sono tematiche senza luoghi nè tempo.Per non parlare dei suoi Narcisi gay e non,simbolo per antonomasia dell'uomo contemporaneo,cosi' autoesaltato da se stesso,e che dire degli alveari??,torri,grattacieli di cose persone anime...i nostri enormi palazzi ,le nostre tristi metropoli,una miriade di cose e persone che nella molteplicità si annullano,Pop e contemporanea al contempo...Tutte le opere di Beatrice Feo pur essendo imperneate di antico hanno un forte retrogusto di attualità...Beatrice mi ha confidato di recente:

Adesso mi occuperò' di tematiche attuali"... ...."sto pensando di accostarmi alla storia contemporanea,al sociale,alla poverta' e alla ricchezza delle grandi metropoli,all'immigrazione e a tutti quei fenomeni che oggi ci sconvolgono e domani faranno storia.Il mio prossimo quadro sarà lo specchio di uno dei nostri problemi attuali che ci affligono di piu',naturalmente rivisitato in chiave "pop B."!
attendiamo questa evoluzione del PopB.Ma era chiaro che entrato in sordina questo nuovo modo di interpretare la vita,le persone ,i problemi si sarebbe rivolto alla storia contemporanea,ai nostri attuali dilemmi,agli uomini,alle vicende e alle paure che faranno storia,pur non tralasciando quel taglio di favola,di leggenda di archeologia del magico che le opere di Beatrice sanno regalarci.Beatrice Feo affronterà queste tematiche attualissime con il suo spirito Pop drammatico,ironico ed irriverente...e credo che verrà fuori qualche interessente sorpresa.Anzie ne sono certo,visto le anteprime che lei stessa mi ha confidato.

ARTISTI POP B
GABRIELE D'ACQUISTO
GIOVANNI NAPPA
ANDREA SPLEEN
BEATRICE FEO

Frank von Wofraum by Studio Piranesi